Cosa vedere a Stone Town
Foto di: Freija Carlstén/ Pixabay

Stone Town è la parte antica della capitale di Zanzibar, un porto antico e strategico che ha visto passare tutti i grandi navigatori del passato.

Qui arabi e portoghesi si sono più volte scontrati per avere il dominio sulla tratta degli schiavi e sul commercio delle spezie.

La città che oggi ci pare un interessante crocevia di culture, di memorie e di profumi, sta guadagnando un po’ per volta un’identità nazionale e cerca l’indipendenza dalla Tanzania, grazie al benessere portato dal turismo.

Stone Town convive con modernità  e realtà più arretrate.

La religione principale è quella musulmana, quindi non stupirti se incontrerai al mercato donne coperte da lunghi abiti neri e che indossano il niqab, un velo che copre loro capelli e viso lasciando solo una fessura per gli occhi.

La diversità delle genti va rispettata ed è anche la caratteristica che rende affascinante questo luogo.

In generale gli abitanti sono amichevoli e abituati ai turisti con i quali amano intraprendere lunghe trattative commerciali, secondo l’usanza araba.

Palazzo delle Meraviglie

Qui troverai un museo interessante sulla cultura swhaili e africana, racchiuso in un palazzo che fu di un sultano e del suo harem. Era stato costruito per stupire con le sue modernità (luce elettrica, un ascensore), e di qui il suo nome. L’edificio affaccia sul lungomare, e si trova in Mizingani Road, nella zona vecchia di Stone Town dove ci sono altri edifici storici. Per renderla ancora più stupefacente, questa costruzione era stata dotata di una torretta nella quale c’era un faro nautico. Purtroppo fu distrutta durante la guerra anglo-zanzibariana e sostituita con una torre più comune, dotata di orologio. È difficile trovare un altro palazzo simile, quindi non perdere l’occasione di visitarlo.

 

Museo del Palazzo (Beit-el-Sahel)

Detto anche Palazzo del Sultano, è il più antico palazzo omanita di Stone Town ed è stato l’abitazione dei sultani di Zanzibar fino al 1960. Oggi è un museo dove si trovano testimonianze dei regnanti che lo abitarono. Una piano è dedicato a una donna molto particolare, Emily Ruete, nata nel 1844. Figlia di Sa’id bin Sultan, sultano di Zanzibar e dell’Oman, era una ragazza moderna e indipendente. Innamoratasi di un uomo d’affari tedesco scappò in Europa e dovette rinunciare ai suoi possedimenti e alla sua condizione aristocratica. Scrisse una sua biografia molto interessante, che è ancora uno dei pochi testi rimasti sulla situazione politica e sociale di quell’epoca a Zanzibar e in Oman.

 

Il vecchio Forte Arabo

È una fortezza massiccia costruita dagli arabi durante gli scontri con i portoghesi per il controllo delle coste dell’africa orientale, intorno a una fortificazione più piccola che risale al 1200. Fu eretto nel 1699 e intorno ad esso iniziò a fiorire la città di Stone Town, infatti oggi è circondato dagli edifici più antichi. Le alte mura merlate proteggono un piazzale interno che durante la stagione turistica diventa palco per esibizioni di musica, danze tradizionali e di proiezioni cinematografiche. Lì si tengono anche corsi di arti tradizionali e di cucina. In passato è stato usato anche come prigione, come deposito di armi e come caserma.

 

I giardini Forodhani

Questo è il posto migliore dove scatenarti per gli assaggi dello street food zanzibarino. Poco distante dal forte e dagli altri edifici famosi della parte vecchia di Stone Town potrai rifocillarti con samosa e i chapati in varie versioni, kebab particolare, focacce di mais, frutta speziata, succo di canna da zucchero e cocchi freschi aperti sul momento. C’è persino la pizza di Zanzibar, una specie di grosso panzerotto ripieno delle cose più impensate, dolci o salate: banane, carne, cioccolata, verdure e cipolle.
Se poi la fame non si placa, guardati in giro e osserva dove i locali si dirigono per mangiare un pasto al tavolo. Scoprirai piccole taverne arredate in modo semplice, ma che servono piatti gustosi.

 

Cattedrale anglicana Christ Church

Questa cattedrale è una delle prime costruzioni cristiane dell’Africa Orientale. Eretta per celebrare la fine della schiavitù, proprio dove a Stone Town si svolgeva il mercato degli schiavi, pare che il suo altare sia stato fatto mettere esattamente dove c’era il ceppo per incatenarli. La cattedrale appartiene alla diocesi anglicana della Tanzania e fu inaugurata nel 1879. Lo stile è particolare poiché mescola dettagli gotici e islamici e il materiale di costruzione è quello che ai tempi era più facilmente reperibile sull’isola: pietra corallina. Molti edifici a Zanzibar sono costruiti con questa pietra che non resiste bene alle intemperie. Proprio per questo la cattedrale, come molti altri edifici, risulta decadente e ha bisogno di continui restauri.

 

La cattedrale di San Giuseppe

La St. Joseph’s Cathedral e una chiesa romano cattolica, fatta costruire nel 1893 dai missionari francesi. Le alte guglie della facciata, simili a quelle della cattedrale di Marsiglia, ripropongono uno stile gotico mescolato a stili diversi tra cui anche islamici. Le guglie sono visibili anche dal mare, rendendo questa chiesa uno dei monumenti più conosciuti di Stone Town. Qui si celebrano riti cattolici con regolarità e se vuoi partecipare scoprirai che la messa, recitata in swhaili, dura due ore. La cosa che ti lascerà a bocca aperta, a parte il vedere così tante persone di nazionalità diversa vestite in modo coloratissimo, è il coro: africano nello stile e nel talento, ma accompagnato da un organo da vera cattedrale.

Moschea dell’Aga Khan

La grande moschea è situata nel quartiere di Kiponda ed è una delle più grandi di Zanzibar. È in funzione dal 1905 e serve la comunità islamica ricevendola attraverso in portale riccamente intagliato nello stile Gujarat. Le finestre sono lussuosamente arabescate e anche qui sono presenti dettagli architettonici islamici e gotici mescolati insieme.

Se non sei un musulmano sarà difficile visitare l’interno della moschea, a meno che qualche guida locale non parli con il responsabile. Le donne non musulmane sono pressoché escluse dalla visita in ogni caso. I turisti possono però visitare liberamente le parti esterne della moschea.

 

La Moschea di Malindi

La moschea più antica di Zanzibar fu costruita da musulmani sunniti circa 500 anni fa. Tieni presente che fu eretta su un’isola pressoché selvaggia, quindinon ha le dimensioni che ti aspetteresti ed è molto semplice. Si trova in un quartiere molto costruito vicino al terminal dei traghetti. Per individuarla tra le basse abitazioni cerca il cono rovesciato che è il minareto ed è una rara peculiarità: ce ne sono soltanto 3 di questa forma in tutta l’Africa Orientale. Inoltre il cono poggia su una piattaforma quadrata anziché direttamente sul terreno. Per visitarla senza una guida e visitare la tomba del santo che è lì ospitato, dovrai chiedere ai negozianti lì intorno.

 

Il vecchio Dispensario

Vicino al terminal dei traghetti di Stone Town c’è il vecchio dispensario, un edificio costruito nel 1887 per volere di un mercante indiano, al fine di celebrare il cinquantenario dell’incoronazione della Regina Vittoria. In origine era un’opera di beneficienza destinata alla cura dei poveri, che in seguito divenne deposito per i farmaci. Ospita un museo piccolo ma ricco di atmosfera sulla storia di Zanzibar, che ti consiglio di visitare se vuoi avere un’impressione veloce ma azzeccata dell’isola. Ha inoltre delle meravigliose decorazioni, tra cui splendidi mosaici. È stato ristrutturato di recente e in modo sapiente dall’Aga Khan Trust of Culture.

 

I meravigliosi vecchi Portoni di fattura indiana e araba

Girando per Zanzibar ti capiterà spesso di trovare casette diroccate e disabitate la cui porta, ancora intatta, è inaspettatamente  intagliata in modo squisito e a volte conserva parte dei suoi colori sgargianti. Per la cultura araba e indiana la porta di una casa rappresentava il benessere della famiglia che vi abitava e non si badava a spese per averne una preziosa. Una delle porte più fotografate dell’isola è quella di Tippu Tip, un commerciante zanzibarino di avorio e schiavi, che visse nel diciottesimo secolo.

 

Bagni Persiani

I bagni Hamamni furono i bagni pubblici di Stone Town tra il 1870 e il 1920 (hammam in arabo e persiano significa bagno pubblico). Ai tempi i bagni erano un lusso, e questi, lungi dall’essere destinati ai poveri, erano a pagamento e ospitavano anche sale per la depilazione e un ristorante. Potevano frequentarli uomini e donne ma in orari diversi. Sul tetto c’erano delle cisterne per raccogliere l’acqua piovana e nei sotterranei dei focolari per scaldarla. Oggi sono quasi dimenticati e difficili da trovare: non tutti gli abitanti di Zanzibar ne conoscono l’esistenza. È meglio affidarsi a una buona guida che sappia anche illustrare il luogo.

 

Casa di Freddie Mercury

Freddie Mercury  è nato a Zanzibar nel 1946. Suo padre era indiano e lavorava per il British Colonial service. Freddie è andato via da Zanzibar ancora bambino per studiare in India, ma tornava per le vacanze a visitare i suoi parenti.  Dopo il 1964 si trasferì definitivamente  in Inghilterra. Non si sa veramente quale sia la casa in cui è nato, ma quella che è nel centro di Stone Town e appartiene a un hotel, sembra essere quantomeno quella in cui lui alloggiava le volte che da adulto tornò a visitare la sua città natia. Sul muro dell’edificio c’è una targa e una teca con delle fotografie. L’interno della casa è stato rinnovato e ora è affittato come suite d’albergo.

 

Peace Memorial Museum

Il museo si trova in in Creek Road nei pressi dell’incrocio con Kuanda Road. Vi si trovano testimonianze della vita di Zanzibar dei secoli scorsi, come pezzi dell’antica ferrovia che collegava Stone Town al paese di Bububu e che fu la prima ad essere costruita in Africa Orientale. Monete, francobolli e persino gli attrezzi del dottor Livingston, testimoniano un secolo di grande progresso che l’isola ebbe grazie alla sua posizione strategica per il commercio nell’oceano indiano. C’è anche un piccolo museo di storia naturale con alcuni animali impagliati oramai estinti.

I mercati di Stone Town I mercati di Zanzibar

I mercati orientali che vivono un po’ nell’immaginario di tutti nascono dalla storia di Zanzibar e del suo fenomenale periodo commerciale del passato. Non visitarli è un peccato. Ricorda che prima di scattare fotografie è buona norma chiedere il permesso.

Il mercato di Mwanakwerekwe

Se desideri fare acquisti “grossi” e portarti a casa un vero pezzo di Zanzibar per arredare la tua casa, fai un giro al grande mercato di Mwanakwerekwe, dove ci sono i laboratori dei falegnami che intagliano porte in legni a volte pregiatissimi o costruiscono letti a baldacchino leggeri e comodi, nei quali si può dormire avvolti in una zanzariera. Non aspettarti dei prezzi economici, perché si tratta di artigianato molto richiesto. Troverai anche negozi che dipingono la stoffa e vendono i parei con le decorazioni tipiche africane, che si chiamano Kanga. Attenzione alle scritte in swhaili che spesso decorano i bordi del tuo nuovo pareo da turista: possono essere vagamente volgari o a doppio senso. Umorismo zanzibarino.

Mercato di Darajani

Intorno alla struttura che ospitava il mercato vecchio e che ora è diventata troppo piccola per contenere tutte le bancarelle, c’è un vivace mondo multicolore di venditori: è il mercato più famoso e visitato di Zanzibar.  Lì si trova un po’ di tutto: cibo, vestiti, stoffe, spezie e curiosità. Tieni presente che la cultura del commercio qui è prevalentemente araba e pertanto ti attende un po’ di contrattazione, anche per comprare un semplice frutto. Prenditi tempo per osservare le persone locali che fanno acquisti e si incontrano con i conoscenti, che salutano affettuosamente. Qui la vita è lenta e fatta prevalentemente di scambi sociali, di piccole notizie e grandi sorrisi.

Malindi Fish Market

Al porto d Stone Town, vicino a Mizingani Road, ci sono alcuni bassi edifici in cemento scolorito. Infilandosi nei vicoli che li separano, si arriva alla spiaggia. Lì, tutte le mattine all’alba, arrivano di dhow dei pescatori e inizia un grande viavai. Parte del pesce è trasportato  al mercato interno di Darajani, in una costruzione coperta, ma venditori “meno ufficiali” rimangono sulla spiaggia, a sfilettare il pesce sui loro banchi di legno e a contrattare i prezzi delle poche prede che hanno nei secchi. Svegliati presto, per vedere il mare e la vita di questa gente, che si incontra sulla spiaggia, chiacchiera, fa piccoli scambi commerciali, in un’aria ventosa e calda, che sa di sale.

Mercato delle spezie

Sapevi che a Zanzibar si coltiva “l’albero del rossetto?” È un albero i cui frutti sono di un rosso accesso e una volta schiacciati diventano una poltiglia spalmabile. La coltivazione delle spezie, per cui Zanzibar e famosa da tempo, è stata avviata nel diciottesimo secolo dagli arabi dell’Oman, che si trasferirono qui per difendere l’isola dai portoghesi. Cannella, vaniglia, noce moscata, pepe, cacao e altre piante dal colore e profumi misteriosi rendono il marcato delle spezie di Zanzibar un posto affascinante. I piccoli sacchettini o le scatolette intagliate che contengono polveri preziose pesano molto poco e si trasportano facilmente: sono un’ottima idea per i regali da portare a casa alla fine del viaggio.

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